martedì 8 aprile 2008

Dualismo filosofico




Le filosofie, da cui possiamo far risalere tutto il dibattito passato e recente, traggono spunti dalla filosofia greca e quella tradizionale cinese. Due filosofie diverse, ma entrambe, si potrebbe dire, necessarie, complementari, l'un l'altra.

Quella greca fatta di linguaggio, es. l'Apologia di Socrate, scritta da Platone, dove la forza degli ideali dell'uomo è espressa con un linguaggio austero e incisivo. Aristotele diceva che la vita è il centro, cioè la saggezza, perché può divenire apertura sia da una parte che dall'altra. Il centro non vuol dire immobilizzarsi su una posizione, ma apertura verso il senso della vita... L'altra, la filosofia cinese, fatta di non linguaggio, dove si fa riferimento all'Universo che va, alle stagioni che cambiano, alla notte che sostituisce il giorno, tutto senza l'intervento dell'uomo e del suo linguaggio. Per questo Confucio era esente da quattro difetti: era senza presunzione era senza preconcetti; era senza egoismi; era senza ostinazione. Confucio diceva che il maestro è tale perché senza idea, quindi il saggio non ha un'idea precisa, è senza un io preciso, non ha posizioni, non si schiera mai. L'uomo del bene, quindi, non è né a favore né contrario. Confucio poteva essere accomodante o intransigente, a seconda della condizione in cui si trovava. Poteva essere estremista senza essere eccessivo. Confucio diceva che l'uomo di cultura (saggio) è insipido, perché l'insipidità è quel sapore che permette di valutare tutti gli altri, se ne scegli uno ne escludi, automaticamente, tutti gli altri. La scelta è, comunque, una scelta, ma è una scelta che permette ancora di fare tutte le altre scelte...
Indubbiamente, la filosofia è inquieta perchè tende alla ricerca di leggi, verità da affermare, cioè di schieramento, ma noi che siamo uomini saggi, rimaniamo insipidi e non ci schieriamo.