giovedì 29 maggio 2008

La somatica e le sue implicazioni


Continuando il discorso fatto sul cibo, la vita…, non posso sottacere come la questione della determinazione del sesso del nascituro (che a monte presuppone semper un’alimentazione idonea) è appurabile, preventivamente e passivamente, come accennato nel precedente articolo, anche osservando i tratti somatici e l’atteggiamento che una coppia lascia, inevitabilmente, trasparire. Per capirsi meglio farò qualche esempio: un uomo con tratti somatici marcati, con una folta peluria sul corpo, con un timbro di voce grave, con la cintura nei pantaloni, ecc…, unito ad una donna puramente femminile, con curve armoniose, con gonna, con atteggiamenti e lineamenti femminili e, via dicendo, concepiranno, esclusivamente bambini di sesso maschile. Questo tipo di coppia, involontariamente, aiuterà gli spermatozoi maschili (notoriamente più deboli) nel concepimento. Di contro, un uomo con credenziali maschili poco riconosciuti (effeminato), senza peluria, con una cura eccessiva e parossistica del proprio corpo, che fa uso di profumi femminili, in coppia con una donna che abbia lineamenti marcati (mascolina), che ricorre all’uso dei pantaloni, imita gli uomini in molte attività, usa profumi maschili, prevarica, ordina dentro e fuori casa, involontariamente, daranno una chance agli spermatozoi femminili (notoriamente più forti) nel concepimento. Questi, testé descritti, sono i casi classici, naturalmente, l’innamoramento porta ad intrecci di coppia più complessi. Il principio è sempre lo stesso, bisognerà, durante l’osservazione, stabilire chi, all’interno della coppia prevale (e non si parla di disputa, ma di una prevalenza somatica che lascia trasparire quella sessuale). Provate! Divertitevi ad osservar le persone, iniziate dalle coppie che conoscete, magari, già con figli. Se cominciate a indovinare, da questi pochi indizi, entrerete in un mondo nuovo, quello dell’Osservazione.

sabato 17 maggio 2008

Il cibo, la vita ...


Quante volte abbiamo sentito o detto: siamo quello che mangiamo; chi non ama la tavola, non ama la vita.

Partendo da questo assunto si può argomentare che il cibo, soprattutto se sano, è tutto. E non riesco a spiegarmi chi, a tavola, non è una buona forchetta, se non con la propria personalità; ovvero: raramente ho trovato persone accomodanti, persone con relazioni sociali e affettive stabili, a tavola, risultano scrupolosi, attenti alla linea o epuloni, insomma non loro stessi. Questo mi porta dritto, dritto a dire che, involontariamente, attraverso il cibo determiniamo, anche, il sesso dei nostri figli. Perché involontariamente? Perché in una coppia con un alimentazione, diciamo squilibrata, si determina, sempre involontariamente, la propria personalità individuale. Accade, pertanto, che la donna alimenta un ambiente più ostile agli spermatozoi maschili, a loro volta, già indeboliti dall’alimentazione del futuro padre. Di fatto avviene questo: durante il coito l’uomo raggiunge l’orgasmo quasi sempre prima della donna; la donna, a sua volta favorisce un ambiente vaginale più acido, inadatto agli spermatozoi maschili. Pertanto, questi, seppur di numero maggiore, trovano un ambiente ostile per risalire fino all’ovulo, mentre gli spermatozoi femminili, seppur di minor numero, risultano più forti e, nella lotta per la sopravvivenza, “gabbano”, quasi sempre, gli spermatozoi maschili, raggiungendo la meta. Un’alternativa potrebbe essere: correggersi prima con l’alimentazione e successivamente, come d’incanto, anche nel rapporto sessuale, in una naturale alternanza d’orgasmo. In breve: se a godere per primo è l'uomo, il sesso del nascituro sarà femmina; se, invece, a godere per prima sarà la donna, il sesso del nascituro sarà maschio; in ultima analisi, se si gode contemporaneamente ci sarà una lotta all'ultima "coda" tra gli spermatozoi maschili e femminile e prevarrà il caso, la fortuna, la natura. Questa spicciola teoria, da me elaborata, senza nessun sostegno scientifico, mi dice che mangiare bene è salute, salute vuol dire anche determinare, con sufficiente certezza, la prosecuzione della vita. Da una coppia si può intuire, con relativa certezza, osservandone i tratti somatici, il sesso dei propri figli o di quelli che procreeranno; ma, a monte c’è lei, l’alimentazione: “il sale della vita". Mio nonno diceva: lei deve "chiudere gli occhi prima di te", se vuoi un maschio e viceversa. Filosofia spicciola, però, con una grande verità in retrospettiva.

Meditate, meditiamo.

venerdì 2 maggio 2008

Passione


Quella delle passioni si configura ormai come un giallo. Dove sono finite? Sappiamo che le passioni sono state una grande rappresentazione dello spirito umano e delle relazioni tra gli uomini, una grande possibilità di espressione, probabilmente le passioni si sono travestite, si sono spostate, nascoste. Non vi è mai stato una società che abbia dato il via libera alle passioni, che abbia consentito lo spontaneo esplicitarsi delle passioni. D’altra parte, le passioni sono inseparabili dalle modalità di controllo. Ogni società ha trovato dei sistemi, dei congegni, delle modalità per controllare l’eccesso passionale. Se pensiamo al teatro, quasi sempre affidato al monologo (se c’è qualcosa che non permette il gioco passionale è l’individualismo), si evince che la persona sola con sé stessa, può avere dei sentimenti, delle emozioni, ma non delle passioni. Le passioni non sono neppure pensabili. Siamo immunizzati, abbiamo paura di ammetterle, di affrontarle e siamo i primi costrittori delle nostre passioni. I nostri corpi sono stretti in una morsa che impedisce la libera espressione delle passioni. La passione è qualcosa che sopraggiunge dal di fuori, mentre, il sentimento, abbiamo l’impressione che zampilli dal di dentro. La passione ci rapisce, pensiamo anche al modo di parlare: “è stato rapito dalla passione”; “è stato travolto dalla passione”. Non si possono programmare le passioni, non si possono prevedere, non si può decidere quando uscire dalle passioni, perché la passione è qualcosa che trascende il soggetto, che sopraggiunge, come detto, dal di fuori, dallo spazio, forse dal tempo. Però, la passione chiede di essere testimoniata, contraccambiata e se non è contraccambiata, almeno, deve essere riconosciuta come tale. La passione è sempre all’interno di un ambito di relazione, vuol essere condivisa, nasce, quindi, dall’esposizione all’altro ed è testimoniata con il corpo, il corpo passionale che non mente mai, con tutta la sua fisionomica del viso che esprime odio, amore, rabbia, invidia, gelosia. Possiamo dire che sono gli appetiti del corpo che alimentano le passioni, che sono qualche cosa di più delle pulsioni, sono tra natura e cultura, hanno questa spinta naturale, ma poi si organizzano, si traducono come un obiettivo ben preciso. La passione si può rappresentare con un fondo scuro, anche se si esprime molto, si mette in scena, si dà a vedere, non riesce mai ad uscire dal suo fondo scuro. L’oscuro rinvia all’inconscio, alle sue energie indomabili, al sub-strato energetico, alle sorgenti delle passioni. E’ una strategia, poiché la passione non si consuma immediatamente come le emozioni. Ci possono essere passioni che durano una vita intera. Sono i desideri che organizzano le nostre passioni e le legano ad un obiettivo che può essere un obiettivo d’amore, di odio, positivo o negativo, ma comunque un obiettivo ben preciso.
Nel suo procedere, la passione produce verità sulla persona!