lunedì 19 marzo 2007

Sogno e realtà


Dopo una scarpinata con i miei cari e vecchi scarponi, mi ero seduto sulla cima di un colle e rimiravo il panorama, davanti e sottostante. Bellissimo! Verdi colline, in lontananza, montagne a tinte ipsometriche chiaro-scuro e cappello bianco. Sotto, un fiume di acque impetuose, combatteva la sua battaglia, attraverso vortici, mulinelli, deviazioni repentine, ma senza mai uscire dal suo greto, protetto dalle sponde. Vicino a me, seduta, una donna angelica. Subito ho pensato di essere nell’al di là e di essere stato preso per mano, dall’angelica fanciulla, per essere accompagnato e introdotto al cospetto del Divino, nel mondo immateriale. Intanto, io dall’alto vedevo me stesso e Beatrice, ascoltavo i nostri dialoghi, ero divertito! Le parole erano chiare: sei pronto? Il grande evento ti attende. Ti dirò una cosa importante, presta molta attenzione. Intanto, una musica soave riecheggiava nella vallata. Certo…, ma cosa dobbiamo fare? Dove si va? Fremevo, dall’alto osservavo me stesso in trepidazione e piacevole attesa. Poi, ad un tratto, un forte rumore, tutto svanì, mi svegliai dalla “pennichella” pomeridiana, indispettito dall’aspirapolvere, guidato con destrezza dalla padrona di casa. Mia moglie mi stava invitando, già da un po’, a lasciare la “postazione”. Mi resi conto che era un sogno! Mi stropicciai gli occhi, mi riassettai, mi alzai e mi sistemai per tornare a lavoro. Ma che sogno! dentro, fuori dal sogno, cosciente di dormire mentre parlavo e sognavo paesaggi meravigliosi.
Credo proprio che sognare, anche ad occhi aperti, sia uno dei misteri della vita che ci aiuti a portare avanti la nostra esistenza verso l’esito predestinato.

venerdì 9 marzo 2007

II. L'evoluzione ... femminile


A seguito delle nobili conquiste, la donna, oggi, dopo tante vicissitudini, ha preteso il suo giusto ruolo nella società maschilista, post-moderna, affermandosi nel mondo lavorativo con pari dignità e diritti (logico, dato il loro senso pratico delle cose). In termini biologici, invece, acclarato che l'apparato sessuale femminile ha lo scopo di procreare e i suoi fattori sessuali secondari servono ad attrarre un partner e ad allevare figli; la donna, forse involontariamente, si è posta in competizione con l’uomo, confondendo il ruolo che la natura gli ha imposto, col diritto positivo. Giusta la lotta per i diritti, in campo lavorativo, ingiusta e fuorviante la rivendicazione paritaria, in natura, per le forti intrusioni nel ruolo predeterminato, per ognuno dei sessi. Ruolo che non ammette una parità in nessuna specie del regno animale, al quale apparteniamo. Il risultato? Pessimo! Visto che, l’altra metà del cielo, divenendo sempre più aggressiva e meno propensa alla costituzione e realizzazione di una famiglia, rivolge la sua attenzione, sempre più, a persone dello stesso sesso, o affronta viaggi di turismo sessuale, verso paesi “maschi”, contemplando la sera della vita, sempre più sola. L’uomo, a sua volta, spaventato da cotanta aggressività, si ritira, sempre più, dalle sue funzioni, prediligendo, anche lui, persone dello stesso sesso, o donne straniere, diverse dal quadro geografico occidentale e più propense alla formazione di una famiglia.
Lo scenario futuro, che si prospetta, vede una società post-moderna, fatta, da una parte, da matrimoni internazionali, interculturali e interreligiosi e una maggiore attenzione alle persone dello stesso sesso; dall’altra, la formazione di nuove agguerrite guerriere greche.
Amazzoni, si! Ma, senza mutilazione della mammella destra, però!

mercoledì 7 marzo 2007

Auguri donne!



Le origini della Giornata Internazionale della Donna, sono stranamente controverse. Anche i libri di storia forniscono versioni diverse: c’è chi dice che la Giornata delle Donne sia stata istituita dall’Assemblea dell’ONU per ricordare le 129 operaie, in gran parte italiane e di origini ebraiche, morte nell’incendio della Cotton di New York, (o di Chicago?) l’otto marzo del 1908. E chi scrive che fu istituita a Copenaghen, il 29 agosto del 1910, nel corso della conferenza Internazionale delle Donne Socialiste (tra l’altro la presunta sede è stata abbattuta in questi giorni), in ricordo del grande sciopero delle lavoratrici tessili di New York, al quale parteciparono 30 mila donne, l’otto marzo del 1848. Altre fonti affermano che fu Rosa Luxemburg (donna socialista polacca, di famiglia ebraica, in polemica con i riformisti dell’epoca, perché, in alternativa alla riforma sociale, auspicava la dittatura del proletariato, ma di classe e non di una piccola minoranza di dirigenti, in nome della classe) a proclamare la Giornata Internazionale di Lotta. In ogni caso, questa Giornata non è una festa. È una giornata di lotta, di riflessione, di provocazione. Mi è sempre dispiaciuto vedere distrutti tanti alberi di mimosa e non ho mai capito il motivo per il quale bisogna comprare o regalare il mazzetto giallo, per ricordare agli "Uomini di Potere", i problemi delle donne. Basterebbe questo singolo dato per dimostrare, da solo, che l’Otto Marzo non è una festa. Non capisco, neanche, perché molte donne colgono questo giorno, come se fosse un carnevale, per liberare le aggressività accumulate a casa: col marito, coi figli, al lavoro: coi colleghi, col datore e si “perdono”, nella serata dell’Otto Marzo, in squallide uscite aventi per tema: dozzinali banchetti e spettacoli di spogliarello maschile. E, pensare che, soltanto poco tempo fa, da un rapporto di Amnesty International, abbiamo saputo che un miliardo di donne nel mondo vengono ogni anno picchiate, stuprate, mutilate, assassinate da fidanzati, mariti, amici, familiari.
L'Otto Marzo è una festa? Meditiamo sul dato e, comunque, auguri a tutte!

lunedì 5 marzo 2007

I. L'evoluzione ... femminile




Donna deriva dal latino domna, forma sincopata di domina, cioè padrona. Fino alla fine del Duecento il termine utilizzato per dire "donna" era "femmina"; ma, poi, in Toscana prese piede l'uso di "donna", e da lì questa parola si diffuse in tutta Italia. Le donne sono state spesso discriminate in molte culture del mondo che riconoscevano loro capacità e ruoli limitati alla procreazione e alla cura della prole e della famiglia.
In un primo momento nelle civiltà mesopotamiche (Egitto, Persia, Assiria, Babilonia), la donna aveva una posizione molto elevata all'interno della società. In questi luoghi è stato presente anche il matriarcato; poi, con l'ascesa delle monarchie militari, persero di prestigio e si iniziarono a formare i ginecei, dai quali le donne non potevano uscire e dove non potevano vedere nessun uomo ad eccezione degli eunuchi e del proprio marito.
Nella Grecia antica, la donna ricca era tenuta in casa, mentre le donne povere erano costrette a lavorare e quindi, contraddittoriamente, avevano una certa libertà. Le donne non avevano diritti politici, non potevano, quindi, votare o essere elette membri dell'assemblea, durante l'età delle Poleis e non erano oggetto di legislazione giuridica. Una donna non era colpevole, ad esempio, del reato di adulterio, a differenza dell'uomo, perché ritenuta "oggetto del reato". La vita domestica era ben diversa da quella di oggi. La donna passava molto tempo a contatto con la madre del marito, nel gineceo, quindi quest'ultima aveva un ruolo primario sulla sua educazione. In Grecia esistevano, inoltre, le mogli che si dedicavano esclusivamente all'educazione dei figli legittimi, le concubine che avevano rapporti sessuali stabili con l'uomo e la compagna, per il piacere. Vi erano le prostitute che svolgeva il loro esercizio nelle strade o nelle case di tolleranza. Occupavano l'ultimo "gradino" nella scala sociale.
Nella Roma antica, invece, la donna fu considerata quasi pari all'uomo, ad esempio, entrambi i genitori avevano pari obblighi nei confronti dei figli e la donna poteva accompagnare il marito ad una festa, a patto che mangiasse seduta e non sdraiata come era norma per gli uomini. Non mancarono, tuttavia, le limitazioni poste dal diritto romano alla capacità giuridica delle donne: esse non avevano il ius suffragii e il ius honorum, ciò che impediva loro di accedere alle magistrature pubbliche. Nel campo del diritto privato era, inoltre, negata alle donne la patria potestas, prerogativa esclusiva del pater familias, e conseguentemente la capacità di adottare figli.
Il Cristianesimo, successivamente, impose la sottomissione della donna all'uomo, ma la considerò importante in quanto doveva crescere spiritualmente i figli. Con l'arrivo dei barbari Franchi e Longobardi in Italia, la condizione della donna peggiorò. Essa fu, infatti, un oggetto nelle mani del padre, finché questi non decideva di venderla ad un uomo. Tuttavia, dopo l’anno Mille, con l'avvento del “dolce stil novo”, la donna viene “angelicata” e considerata un tramite tra Dio e l'uomo (Beatrice, docet!). Durante l'inquisizione alcune donne vennero ritenute rappresentanti del Diavolo sulla Terra (le cosiddette streghe), capaci di trarre in inganno l'uomo spingendolo al peccato in qualsiasi modo.
Divenendo, una delle più belle affermazioni della letteratura moderna che si lega, in qualche modo, alla letteratura “angelicata” de dolce stil novo, è forse quella di Domenique Lapierre, ne La città della gioia: «Le donne sono l'altra metà del cielo». Muovendo da questa affermazione, le donne, dei giorni nostri, con le manifestazioni femministe, hanno reclamato ed ottenuto un progressivo cambiamento verso la parità dei sessi. Il primo traguardo importante è stato il conseguimento del diritto di voto per il quale si batterono le suffragette. In seguito ai conflitti mondiali, le donne, che avevano rimpiazzato, i molti uomini mandati al fronte, sul lavoro, ottennero maggiori ruoli in società e possibilità lavorative fuori dalla famiglia. Altri traguardi recenti e importanti sono stati: la possibilità del divorzio, la legalizzazione dell'aborto e l'indipendenza economica.

Segue...