venerdì 15 dicembre 2006

Autorità


Pietro, il tipo più rappresentativo della comunità, si alza e parla. Ed è seguito... (At.1,15-22).
Nell'ambiente in cui siamo esistono, di fatto, persone che hanno una sensibilità maggiore ad esperienze di umanità, svilupano, di fatto, una comprensione maggiore dell'ambiente e delle persone, provocano, di fatto, più facilmente un movimento di comunità (politica, religiosa o aziendale). Essi vivono la nostra esperienza più intensamente, più impegnati; ognuno di noi sente se stesso meglio rappresentato in loro: con loro ci si sente molto più volentieri gomito a gomito cogli altri. Riconoscere questo fenomeno è lealtà verso se stessi e verso la propria interiorità; è dovere di saggezza. Ma, l'incontro con chi più sente e capisce la mia esperienza, la mia sofferenza, il mio bisogno, la mia attesa, mi porta naturalmente a seguirlo, per il suo carisma che nello scoprirci impotenti e soli, ci spinge a riunirci.
In questo senso, tali persone costituiscono naturalmente per noi un'autorità (augeo, verbo latino che vuol dire: "Colui che fa crescere gli altri"), anche se non sono insignite di diritti o di titoli. Naturalmente autorità diviene, innanzitutto, chi più lealmente comprende o vive l'esperienza umana; differisce totalmente dall'autorità costituita, ovvero: colui che ha responsabilità, chi deve rispondere.
E' necessario tener presente, però, che quando si parla di umanità o di esperienza umana non lo si fa in astratto o, genericamente, come siamo abituati a fare nella società in cui siamo immersi. Quando parliamo di umanità o di uomo parliamo di un essere concreto; "io", carico di domande, di desideri, di gioie e di fatiche, che tende alla felicità, che cerca un senso di sé, che cerca qualcosa per cui valga la pena vivere. Autorità sarà, dunque, non chi prevarica su di me o tende a rendermi, mediante il fascino personale o l'intelligenza o altre capacità eccellenti, funzionale al proprio progetto o ai propri interessi; ma chi vive con particolare acutezza la mia reale situazione di uomo e sa darle espressione, laddove io ne sono incapace; sa leggerla fino in fondo, laddove io non sono in grado di farlo. Autorità è chi, avendolo intuito lancia la mia umanità verso il proprio destino. L'autorità sorge così come ricchezza d'esperienza che s'ipone agli altri, genera novità, stupore, rispetto. C'é un'attrattiva inevitabile in essa. C'é un'energico suggerimento in essa. Non valorizzare la presenza di questa autorità di fatto, di cui l'Essere semina ogni ambiente, è grettezza abbarbicata alle proprie misure.
L'incontro con questa autorità naturale educa la nostra sensibilità e la nostra coscienza, ci fa meglio scoprire ciò di cui siamo fatti e ciò cui aspiriamo dal fondo della nostra presente indigenza.

1 commento:

Anonimo ha detto...

parole sante caro Catullo, peccato che al giorno d'oggi ci siano troppe "sedicenti" autorita' tanto da stravolgere completamente cio' che giustamente hai scritto.
p.s. ma di notte dormi??
Fredastir