giovedì 11 gennaio 2007

Salviamo il mondo




E' difficile parlare di salvezza del mondo senza cadere nella retorica.

Un aspetto essenziale, secondo me, per affrontare il problema è quello di uscire dai canoni a cui siamo abituati. Per fare un esempio, non possiamo continuare a pensare di risolvere il problema ambientale continuando a porvi rimedio attraverso interventi di facciata, senza affrontare mai di petto il problema. E' un pò come continuare a mettere pezze ad una camera d'aria di bicicletta, già piena, senza pensare di sostituirla o, addirittura, cambiar bicicletta. Quindi, personalmente, ritengo che il cambiamento dovrebbe essere radicale.
Cominciamo precisando il concetto di "effetto serra". La Terra viene colpita continuamente dalle radiazioni emesse dal Sole, le quali attraversano l'atmosfera e giungono ad illuminare e riscaldare il nostro pianeta. La Terra assorbe le radiazione solari e ne riemette una parte sotto forma di radiazioni infrarosse. L'atmosfera, a sua volta, riassorbe una parte di tali radiazioni e le rimanda verso la Terra, mentre il resto si disperde nello spazio. Questo processo, che è fondamentale per rendere il nostro pianeta caldo quanto necessario, affinché su di esso si abbia la vita, è stato definito "effetto serra". Ebbene, l'atmosfera è in grado di trattenere tali radiazioni in virtù della presenza di alcune sostanze gassose, definite "gas serra". Tali sostanze sono, in ordine, l'anidride carbonica (CO2), il metano (CH4), l'ossido di azoto (N20), l'ozono (O3), il vapore acqueo e, in larga parte, anche una vasta gamma di "nuovi" composti sintetizzati dall'uomo (clorofluorocarburi), ovvero CFC, idroclorofluorocarburi, perfluorocarburi, ecc...). E' qui che interviene l'uomo alterando il normale equilibrio degli eventi perché introduce nell'atmosfera terrestre elevatissime percentuali di gas serra, primo fra tutti l'anidride carbonica. Purtroppo, la stragrande maggioranza dell'energia impiegata sulla Terra, soprattutto nei paesi "progrediti" del Nord del mondo, viene prodotta tramite la combustione di sostanze fossili, ovvero petrolio, metano e carbone.
L'equilibrio naturale non viene rispettato quando bruciamo petrolio producendo anidride carbonica, non a fronte di precedenti emissioni di ossigeno nell'aria. Difatti, il petrolio è presente nel sottosuolo, imprigionato da millenni e non rilascia ossigeno, a fronte del quale, ai fini dell'equilibrio naturale, si possa bruciarlo.
Un altro aspetto critico delle problematiche ambientali è la deforestazione. Ogni anno vanno perduti circa 15 milioni di ettari di foresta tropicale. Le foreste tropicali, oltre ad essere custodi di numerosissime specie viventi, animali e vegetali, che rischiano l'estinzione insieme ad esse, sono di fondamentale importanza per combattere l'effetto serra, in quanto gli alberi trattengono il carbonio, liberando ossigeno: se incendiati liberano nell'aria anidride carbonica. Non sarebbe grave, perché l'equilibrio tra ossigeno e anidride carbonica è comunque rispettato. La pianta bruciata non trattiene più anidride carbonica; ma, neanche, immette nell'aria ossigeno: l'equilibrio naturale regge.
L'equilibrio naturale, regola del mondo, è alterato dall'emissione di anidride, non a fronte di altrettanto ossigeno, comunque, presente nell'atmosfera.
Assumere il principio, posto in natura, dell'equilibrio tra emissioni di gas, a fronte di altrettanto ossigeno presente nell'atmosfera, dovrebbe essere la nostra regola di vita.
Si potrebbe obbiettare che così lo sviluppo, la "competitività" va a farsi benedire. Di contro, rispondo: che cos'è la competitività, rispetto alla straordinaria e misteriosa forza e grandezza della natura? A chi giova questa crescita e competitività, esclusivamente tecnologica dell'uomo? Perché continuiamo a mortificare la nostra crescita e grandezza umana?
Viviamo, indubbiamente, un nuovo pleistocene di pura follia collettiva, in nome dello sviluppo e della competitività che, puntualmente, con l'apporto di tutte le persone del mondo, va a beneficio di pochi e fa aumentare il disequilibrio naturale. Durerà?

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ci vorrebbe un consapevole cambio di stile di vita di ognuno e sarebbe buona cosa sviluppare fonti energetiche rinnovabili, quindi non inquinanti.
In attesa di tutto questo, si potrebbe tamponare il fenomeno negativo piantando alberi e non bruciandoli. Ma qui si apre un altro capitolo che è quello della deforestazione a scopi agricoli, motivata, dai fautori, dalla necessità di arginare la fame nel mondo. Questo problema apre, a sua volta, un altro capitolo, quello di accettare di buona lena, le produzioni OGM. Non so se i due problemi sono creati dagli stessi gruppi di pressione economica.

Anonimo ha detto...

Piantare alberi servirebbe ormai a poco per non dire nulla...vi sono tante concause che regolano l'effetto serra che, a sua volta, produce un innalzamento medio della temperatura del pianeta..ma la temperatura media terrestre più alta significa a sua volta un aumento dell'effetto serra...questa è ormai una catena difficile da sciogliere...l'unica soluzione è limitare drasticamente e non solo di pochi punti percentuale la combustione di combustibile fossile... ma sembra che 0,8 cm all'anno di innalzamento del livello del mare non preoccupi chi ha potere decisionale in materia... vorrà dire che mantenendo questo trend ( che dagli ultimi dati appare in aumento non lineare ma esponenziale) le città costiere fra 100-200 anni saranno un bel ricordo ed il deserto regnerà nel nostro paese...