venerdì 9 febbraio 2007

IV. La politica di ieri e ... di oggi


Il Dittatore (lat. dictator), era una figura caratteristica dell'assetto della costituzione della Repubblica Romana, si ritiene, comunemente, che la dittatura fosse una magistratura straordinaria. Convincimento che si fonda sulla distinzione fra magistrature ordinarie e magistrature straordinarie, estranea, però, alle fonti. Si dovrebbe, anzi, dubitare che la dittatura possa qualificarsi tout-court come una magistratura, perché difetterebbe comunque di due delle caratteristiche essenziali delle magistrature dell'età repubblicana, e cioè della collegialità e della elettività, di cui si è detto. Il Dittatore, infatti, non aveva alcun collega e nominava come proprio subalterno il magister equitum (capo della cavalleria). Il Dittatore era fornito di imperium maius (maggiore), cioè della pienezza dei poteri civili e militari per cui poteva imporre il suo volere a tutti gli altri magistrati o sospenderli dalle loro funzioni. Inoltre, il Dittatore non veniva eletto dalle assemblee popolari, come tutti gli altri magistrati; ma, veniva dictus, cioè nominato, da uno dei consoli, di concerto con l'altro console e con il Senato, seguendo un rituale che prevedeva la nomina di notte, in silenzio, rivolto verso oriente e in territorio romano (Liv. 8.23.13: oriens, nocte, silentio). È probabile che il Dittatore sia l'antico capo della fanteria, il magister populi; questo spiegherebbe l'antico divieto, per lui, di montare a cavallo. Il Dittatore cessava dalla propria funzione una volta scaduto l'anno di carica del Console che lo aveva nominato. Il Dittatore, come detto, era dotato di summum imperium e cumulava in sé il potere dei due consoli; per questa ragione era accompagnato da ventiquattro littori e, non essendo soggetto al limite della provocatio ad populum, i suoi littori giravano anche all'interno della città di Roma con le scuri inserite nei fasci.
Alla dittatura si faceva ricorso solamente in casi straordinari, quando un pericolo esterno o una difficile situazione interna minavano la sicurezza dello Stato. Nel caso, il Dittatore durava in carica fino a quando non avesse svolto i compiti per i quali era stato nominato e, comunque, non più di sei mesi. La carica poteva avere come scopo sedare una rivolta (dictator seditionis sedandae causa), affrontare pericoli esterni e/o governare lo Stato in situazioni di difficoltà (dictator rei gerundae causa). Dittatori nominati, occasionalmente, per motivi contingenti, avevano il compito di:
- comitiorum habendorum causa (convocare i comitia per le elezioni);
- clavi figendi causa (piantare il clavus annalis, il chiodo annuale, nella parete del tempio di
Giove, utile ai fini del computo degli anni);
- feriarum constituendarum causa (determinare le festività);
- ludorum faciendorum causa (officiare i giochi pubblici);
- quaestionibus exercendis (tenere determinate processi);
- legendo senatui (nominare nuovi senatori ai posti che si erano resi vacanti nel Senato).
Il Dittatore più celebre fu Quinto Fabio Massimo detto il Temporeggiatore perché con la sua abile tattica risollevò le sorti di Roma, prostrata per la sconfitta subita al Trasimeno (217 a.C.) per opera di Annibale. Dopo di allora questa forma di dittatura cadde in disuso. In seguito alle lotte tra Gaio Mario e Lucio Cornelio Silla, questi marciò su Roma e si fece eleggere dai comizi, su proposta dell'interrex Valerio, dictator rei pubblicae constituendae causa et legibus scribundis. Questa nuova dittatura non corrispondeva a quella tradizionale, perché non aveva alcun limite temporale e non era basata su una dictio. Silla tenne questa carica per anni prima di abdicare volontariamente e ritirarsi dalla vita pubblica. La dittatura poteva facilmente degenerare in tirannia quando non si fosse rispettato il limite dei sei mesi posto alla sua durata, il che avvenne sotto Silla e sotto Cesare. Difatti, Giulio Cesare ripristinò la dittatura rei gerendae causa, ma la modificò facendola durare un anno completo. Fu nominato dictator rei gerendae causa per un anno completo nel 46 a. C. e poi fu successivamente designato per nove volte consecutive a questa carica annuale, diventando, di fatto, dittatore per dieci anni. L'anno successivo questi precedenti furono scartati ed il Senato votò per nominarlo dictator perpetuus (dittatore perpetuo). Dopo l'assassinio di Cesare alle Idi di marzo, il suo collega consolare, Marco Antonio fece approvare una lex Antonia che abolì la dittatura e la espunse dalla costituzione repubblicana. La carica fu successivamente offerta ad Augusto, che prudentemente rifiutò ed optò invece per la potestà tribunizia e per l'imperium consolare senza detenere nessuna altra carica che quella di pontifex maximus e di princeps senatus.
Per questi precedenti il titolo di Dittatore, che pure nel Risorgimento fu assunto nobilmente da Garibaldi e da altri capi politici, ha acquistato nella storia recentissima il significato di tiranno e di despota ed è stato applicato particolarmente per designare i capi dei regimi fascista e nazista. Ma, aborrendo quest’ultimo significato dato alla dittatura, i nostri politici potrebbero rispolverarne l’esatto significato e funzione che aveva nell’epoca repubblicana di Roma e prevederne l’applicazione al nostro ordinamento, in chiave staordinaria, affinché nei momenti storici di particolare congiuntura, come oggi, si possa, con un mandato specifico e a scadenza, dare ampi poteri ad una sola persona per risolvere problemi annosi non risolvibili diversamente, quali: riforma, attraverso l’abrogazione, l’accorpamento, la riorganizzazione per oggetto, delle leggi; riforma della scuola; riforma della giustizia; riforma della sanità, riforma del lavoro, riforma dello stato sociale, riforma dell’economia, di cui parlerò nei prossimi post.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Una dittatura sobria e raffinata come quella descritta e in atto nella Roma antica, in caso di emergenza, è un sogno irrealizzabile in Italia. Sarebbe bello trasformare la politica inutile di oggi in una dittatura, di tipo romano, sotto nessun controllo preventivo, npè durante l'azione, ma solo consuntivo. La riassunzione dei poteri costituzionali dovrebbe indicare la fine della dittatura e la verifica del raggiungimento degli obiettivi prefissi. Gli obiettivi e i poteri da concedere dovrebbero essere superiori agli interessi di bottega, ma dovrebbero essere interessi nobili riservati alla Nazione Italia.